Figlio del baby boom del secondo dopoguerra italiano, nella sua infanzia i grandi piazzali delle case popolari, brulicanti di bambini e ragazzi furono i suoi primi, aperti orizzonti. Già arricchiti dall’immigrazione dal Sud Italia.
Le letture del padre, impiegato pubblico di terzo livello (la madre era casalinga), nella seconda guerra mondiale marinaio e per due anni prigioniero in un lager tedesco, che lo chiamava col fratello maggiore sul lettone alla sera per avvicinarlo alle storie di Emilio Salgari e Jules Verne, ampliarono la sua sete. Di vedere, conoscere, capire.
E sognare.
Nato in un rione proletario di Trento (Italia), secondo di sei figli. Giovanissimo, ha attraversato il Sessantotto nella Città del Concilio, uno dei centri importanti, in Italia, della ribellione giovanile.
Negli anni ’70 si è laureato in Sociologia alla Libera Università degli Studi di Trento, studiando molto e leggendo forsennatamente, quanto pensava servisse per rifare il mondo. Uscì dall’università che era marxista (ma tra le sue letture c’erano anche Max Weber, Arnold J. Toynbee e La Scuola di Francoforte). Decantati gli afflati giovanilistici, rimase quasi intatto Antonio Gramsci: il concetto di egemonia, l’intellettuale organico, il partito come moderno principe. La sovrastruttura (la politica) può condizionare, mutare, svellere la struttura (l’economia e la società classista).
Ha lavorato quindi in un paio di istituti di credito della sua terra, perché bisogna pur vivere (ed in seguito avrebbe insegnato, con grande amore, per tre anni, in istituti superiori).
Dopo un anno di lavoro ricevette dalla Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto la pagellina. Le prime note annuali di merito. Come tutti i suoi colleghi. Le sue equivalevano ad un punteggio di 6/7 su un massimo di 10. Lui inserì un foglio intestato nella macchina da scrivere e inviò al datore di lavoro, in busta sigillata, per posta interna, le sue di note. Un 7=. Uno dei dirigenti dell’istituto gli avrebbe poi spiegato che le cose non andavano così in questa nostra società. Da allora perse vari treni nella vita. Continuando a difendere coi denti le proprie opinioni e la propria dignità.
Nel 1980 con un furgone Fiat adattato a camper ha attraversato le Americhe da Nord a Sud in un viaggio nei paesaggi, tra le culture: folgorato dal Brasile, per più di un decennio ha continuato poi a fare la spola tra l’Europa e l’America Meridionale per cercare di ricostruire la storia delle comunità di origine trentina e italiana che lì si sono formate a partire dall’ultimo venticinquennio dell’Ottocento e sino agli anni ’50 del Novecento.
Di tanto in tanto vi ritorna per cercare di ritrovare il senso di tutto e ripartire. In Trentino è la montagna, del cammino non della roccia, che lo incanta ancora. E meraviglia.
Il suo lavoro “brasiliano” conobbe nel tempo sviluppi sorprendenti.
Alcune sedi consolari italiane in Brasile hanno riconosciuto come base documentale i suoi volumi ed in questo modo migliaia di brasiliani di origini trentine (venete e lombarde) hanno potuto chiedere ed ottenere la cittadinanza italiana.
Su proposta del senatore ed ex governatore di Espírito Santo, Gerson Camata, è stata istituita dal Senato brasiliano, con riferimento agli studi dello storico trentino, una data in cui si festeggia in Brasile l’inizio della grande immigrazione italiana.
Un monumento è stato eretto sulla spiaggia ad Aracruz (Espírito Santo, un tempo Vera Cruz), luogo di arrivo dei primi coloni trentini e veneti che aprivano quel flusso migratorio che alla fine avrebbe portato in Brasile più di un milione e 700.000 italiani.
Infine, i Comuni di Canal S. Bovo (Tn), Nova Trento (S. Catarina-Brasile) e S. Teresa (Espírito Santo-Brasile) hanno conferito a R. M. Grosselli la cittadinanza onoraria (mentre associazioni di storici, di qui e di là dall’Oceano lo hanno fatto socio).
Le sue ricerche hanno sempre teso ad avvicinare e fare uso, di tutte le fonti possibili: archivistica, bibliografica, stampa d’epoca, memorialistica scritta, memoria orale, fotografia, letteratura, filmografia, in un percorso che ha sempre cercato di seguire, indegnamente, i suggerimenti di Eric Hobsbawn e Fernand Braudel.
Non solo ricostruzione dei fatti ma, attorno, il contesto più ampio possibile, per fornire un’idea complessiva di una società storica, di un momento storico.
A partire da serrate e prolungate campagne di ricerca negli archivi storici, pubblici e privati. Nel mai raggiunto tentativo di ricostruire con parole e immagini, un passato definitivamente scomparso, offrendo però agli interessati una panoramica il più possibile complessa, con stimoli e riferimenti a fonti non solo storiografiche ma anche antropologiche, statistiche, etnografiche, psicologiche, economiche e quando possibile di pura poesia.
Cercando anche di mettere su pagina i risultati delle indagini con una lingua che mira a farsi leggere, se possibile anche a dare piacere al lettore.
Con la trasferta a Buenos Aires per completare le ricerche di archivio, porta a termine il saggio <Le arie pure e libere del Plata: l’emigrazione trentina in Argentina 1870-1914>.
Ha tenuto 8 conferenze in Brasile sull’avventura della ricerca e sui flussi emigratori trentini verso quel Paese. Il progetto principale su cui ha lavorato è un libro sui flussi migratori trentini verso l’Argentina. Con Stefano Delucca ha pubblicato l’ultimo libro: “L’Odissea di Abramo. 1914-1918: fatica, paura e morte nel diario di Celli, soldato di Valsugana”.
Si è pensionato dal giornale “L’Adige” nel gennaio del 2017 per continuare a lavorare sulla storia dell’uomo e degli uomini.
Ha realizzato con Agrippino Russo il docufilm <Il sogno breve di Campochiaro> ammesso al Trento FilmFestival della Montagna in quello stesso anno.
Ha dato alle stampe il romanzo <Il tirolese> che lui crede essere la sua più bella composizione in parole, di una intera vita.
Amico dei poeti statunitensi Lawrence Ferlinghetti e Jack Hirschman è salito, con gli stessi, su alcuni palcoscenici in Italia e letto, con loro, le poesie che hanno scritto.
Ha organizzato a Trento un convegno internazionale sui flussi migratori italiani verso il Brasile.
Ha ricevuto il Cardo d’Argento al Premio Itas – Libro di Montagna. Glielo ha consegnato Mario Rigoni Stern.
Nel 1998 ha ottenuto il Dottorato in Storia presso la Pontificia Università Cattolica di Rio Grande do Sul, Istituto di Filosofia e Scienze Umane.
Continuando a fare ricerca, ma non più a tempo pieno, negli archivi storici e sul campo per la raccolta di memorie orali, ha iniziato a lavorare come giornalista presso il quotidiano di Trento “l’Adige”, dove nel 2006 ha ottenuto la qualifica di inviato speciale.
Dal 1983 al 1993 si è trasferito più volte in Brasile, Argentina e Cile, per prolungati periodi di ricerca attorno ai temi dell’emigrazione/immigrazione italiana.
Negli anni ’80 si è specializzato nella raccolta di testimonianze di vita orali, registrando “in sonoro” più di un migliaio di ore di conversazioni, su vari temi.
Licenziatosi dalla banca, con tre amici, ha abbandonato il Trentino per affrontare un lungo viaggio attraverso le Americhe: dall’agosto del 1980 all’agosto del 1981 con un furgone Fiat adattato a camper ha percorso 40.000 chilometri, attraversando 18 paesi. Nord-Sud, dal Canada al Brasile, un viaggio nei paesaggi, tra le culture, nel sogno.